venerdì 26 dicembre 2014

Il segno è l'umiltà

In questo, ha aggiunto Francesco, consiste l’annuncio della notte di Natale: «Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto». L'«immensa luce» annunciata dal profeta Isaia «nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori». Il «segno» annunciato dagli angeli ai pastori «è l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza».
Nella notte di Natale, ha detto ancora il Papa, «siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?».


Dall'omelia di Papa Francesco 24/12/2014

domenica 12 ottobre 2014

[...] non era nemmeno da cercarti:
accettarti bastava
per accettarci…

David Maria Turoldo

sabato 11 ottobre 2014

DIVENTARE CRISTIFERI

Mettete tutte le opere del mondo in paragone a una Comunione ben fatta: sarà come un atomo di polvere in confronto di una montagna; perché con quella noi diventiamo Cristiferi, cioè portatori di Cristo nelle nostre persone. 

Clemente Rebora, Le poesie, Garzanti.

venerdì 10 ottobre 2014

"caro e ingiusto peccato"


T'ho amato,
caro e ingiusto peccato.
Ho cercato di renderti santo.
E' per questo che ho pianto. 

Giovanni Testori, Per sempre, 1970

martedì 7 ottobre 2014

Dio infatti non si stanca mai di perdonare al peccatore che si converte, e non si stanca di dargli sempre di nuovo una possibilità. Questa misericordia non significa giustificazione del peccato, ma giustificazione del peccatore però nella misura in cui si converte e si propone di non peccare più.

dalla "Relatio ante discptationem" del relatore generale, Card. Péter erdo, 6-10-2014.

giovedì 11 settembre 2014

Sulla distanza/2

G. De Chirico,
Ettore e Andromaca,
1917,
Milano - Collezione Mattioli
Le anime hanno un loro particolare modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor proprii e loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l’impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d’ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l’angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.
 
L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Mondadori, 1988.

domenica 31 agosto 2014

[...] Da quel momento fu come se diffidassi di Gesù. In un colloquio mattutino dissi a Gesù: <<Gesù, non sei per caso un'illusione?>>. Gesù mi rispose: <<Il Mio amore non delude nessuno>>.

Santa Maria Faustina Kowalska, Diario, 1981

sabato 26 luglio 2014

Il Tuo nome sia lodato

Al cominciar del giorno, Dio, ti chiamo.
Aiutami a pregare e a raccogliere i miei pensieri su di te;
da solo non sono capace.
C'è buio in me, in Te invece c'è luce;
sono solo, ma tu non m'abbandoni;
non ho coraggio, ma Tu mi sei d'aiuto;
sono inquieto, ma in Te c'è la pace;
c'è amarezza in me, in Te pazienza;
non capisco le tue vie,
ma tu sai qual è la mia strada.
Padre del cielo,
siano lode e grazie a Te
per la quiete della notte,
siano lode e grazie a Te
per il nuovo giorno.
Signore,
qualunque cosa rechi questo giorno,
il tuo nome sia lodato! Amen.

(Dietrich Bonhoeffer)

martedì 22 luglio 2014

domenica 29 giugno 2014

Paura. Per sempre.

Il discorso di Francesco partiva da una riflessione sulla provvisorietà, dopo che un giovane aveva riferito che avrebbe voluto fare il prete in via provvisoria, soltanto per dieci anni. 

"E' così, abbiamo paura del definitivo. E per scegliere una vocazione, una vocazione qualsiasi, anche quelle vocazioni 'di stato', il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio, si deve scegliere con una prospettiva del definitivo. E' una parte della cultura che a noi tocca vivere in questo tempo, ma dobbiamo viverla, e vincerla".

L'omelia per San Pietro e Paolo. "Il problema della paura e dei rifugi pastorali", che rappresentano delle tentazioni anche per i pastori di oggi, che rischiano di cercare per questo l'appoggio dei potenti, è stato al centro dell'omelia di Papa Francesco in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo, protettori di Roma e della Sede Apostolica. "Noi, cari fratelli vescovi - ha detto - mi domando: abbiamo paura? Di che cosa abbiamo paura? E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro?". "Cerchiamo forse - ha continuato il Pontefice - l'appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? O ci lasciamo ingannare dall'orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? Cari fratelli vescovi, dove poniamo la nostra sicurezza?".

lunedì 16 giugno 2014

Sulla distanza


Parigi, 2008
Egli è forse lontano da noi per il fatto che è asceso al di sopra dei cieli? Oh, quando qualcuno ci è vicino? Quando lo possiamo toccare e baciare? Ad esempio, come fece Giuda con il Signore? Oppure questi sono gesti che in fondo rientrano solo nella categoria dei colpi battendo i quali i carcerati comunicano da cella a cella, con l’alfabeto morse, la propria sbarrata solitudine?
Non è forse necessario essere morti, diventati «lontani» e vivere così, per essere vicini?
 
 
 Karl Rahner, Ascensione di Cristo in cielo, in Piccolo anno liturgico, Piemme.

lunedì 2 giugno 2014

Fecondi. Parità.


«Forse è più comodo avere un cagnolino, due gatti e l’amore va ai due gatti e al cagnolino. È vero o no, questo?»

Fecondi

Secondo Bergoglio gli sposi devono essere fecondi. «Ci sono cose che a Gesù non piacciono - avverte il Papa - i matrimoni sterili per scelta, che non vogliono i figli, che vogliono rimanere senza fecondità. Francesco accusa «questa cultura del benessere di dieci anni fa, che ci ha convinto che è meglio non avere i figli, così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna. Così tu stai tranquillo...».
Parità
Il Papa ha voluto sottolineare che marito e moglie hanno gli stessi doveri verso i figli e ha definito «perseveranti» quei coniugi che «si alzano ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia». «La vita matrimoniale - ha ricordato Francesco nella sua omelia - deve essere perseverante. Perché al contrario l’amore non può andare avanti». «La perseveranza - ha scandito Bergoglio - nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui, i problemi là. Ma l’amore - ha concluso il Papa - persevera, va avanti, sempre cercando di risolvere le cose, per salvare la famiglia».

martedì 20 maggio 2014

Soli Deo

Eminenza, che effetto Le ha fatto vedere in mezzo a voi il papa emerito Benedetto XVI?
«È stato un momento di commozione, non solo di emozione. Anche perché ha voluto lui sedere su una sedia semplice accanto ai cardinali, e non c’è stato verso di fargli cambiare posizione. Il decano Angelo Sodano mi ha detto di avere “combattuto” per fargli assegnare un posto degno, come era logico. Ma ha perso questa “battaglia”: Benedetto XVI aveva già un’intesa con papa Francesco per sedersi semplicemente in un angolo. E infatti era in un angolo, davanti ma in un angolo».

Come avete reagito quando lo avete incontrato?
«Tutti i cardinali si sono subito portati verso di lui per poterlo salutare, ed era divertente vederli che si spingevano l’un l’altro come dei ragazzi per arrivare a Benedetto XVI. È stata una nuova fiammata d’amore per il Pontefice emerito».

Quando Bergoglio è andato a salutarlo, Ratzinger si è tolto lo zucchetto: che significato ha quel gesto?
«È un segno di rispetto e umiltà. Zucchetto in spagnolo si dice “solideo”, cioè “al solo Dio”: lo si leva soltanto a Dio o al suo rappresentante. Anche questa è stata una scena toccante».

Come ha trovato Ratzinger?
«In buona salute, con un volto riposato, sereno, e come sempre amichevole, aperto: chiedeva a tutti “come stai?”, sempre con la sua mitezza e semplicità».

Testo tratto da un intervista a S. E. Card. Lajolo da vaticaninsider.it

giovedì 17 aprile 2014

Risurrezione

Il figlio di Dio infatti - ha detto papa Francesco - appare sulla croce come un uomo sconfitto, patisce, è tradito, vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di lui e lo prende su di se per vincerlo. La sua passione non è un incidente, la sua morte quella morte era scritta, davvero non abbiamo tanta spiegazione, è un mistero sconcertante il mistero della grande umiltà di Dio, infatti ha tanto amato il mondo da dare il figli unigenito

immagine e testo tratto da Avvenire 16-04-2014


martedì 1 aprile 2014

Svegliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: <Svegliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà>.

San Paolo, Lettera agli Efesini 5,8-14

lunedì 13 gennaio 2014

«Il rapporto con Gesù salva i sacerdoti dal dio Narciso»

Il vero sacerdote, unto da Dio per il suo popolo, ha un rapporto stretto con Gesù: quando questo manca, il prete diventa “untuoso”, un idolatra, devoto del ‘dio Narciso’: è quanto ha affermato Papa Francesco nella Messa presieduta stamani a Santa Marta. Hanno concelebrato il cardinale Angelo Bagnasco e un gruppo di sacerdoti dell’arcidiocesi di Genova.

L’omelia di Papa Francesco è tutta dedicata ai sacerdoti. Commentando la prima lettera di San Giovanni, laddove dice che abbiamo la vita eterna perché crediamo nel nome di Gesù, il Papa si chiede come sia il rapporto dei sacerdoti con Gesù, perché “la forza di un sacerdote è in questo rapporto”. “Gesù, quando cresceva in popolarità – osserva - andava dal Padre”, si ritirava “in luoghi deserti a pregare”. “Questa è un po’ la pietra di paragone di noi preti – ha affermato - se andiamo o non andiamo a trovare Gesù; qual è il posto di Gesù Cristo nella mia vita sacerdotale? Un rapporto vivo, da discepolo a Maestro, da fratello a fratello, da pover’uomo a Dio, o è un rapporto un po’ artificiale … che non viene dal cuore?”: 

“Noi siamo unti dallo Spirito e quando un sacerdote si allontana da Gesù Cristo può perdere l’unzione. Nella sua vita, no: essenzialmente ce l’ha … ma la perde. E invece di essere unto finisce per essere untuoso. E quanto male fanno alla Chiesa i preti untuosi! Quelli che mettono la loro forza nelle cose artificiali, nelle vanità, in un atteggiamento … in un linguaggio lezioso … Ma, quante volte si sente dire con dolore: ‘Ma, questo è un prete-farfalla!’, perché sempre è nelle vanità … Questo non ha il rapporto con Gesù Cristo! Ha perso l’unzione: è un untuoso”. 

Il Papa ha quindi aggiunto:

“Noi sacerdoti abbiamo tanti limiti: siamo peccatori, tutti. Ma se andiamo da Gesù Cristo, se cerchiamo il Signore nella preghiera – la preghiera di intercessione, la preghiera di adorazione – siamo buoni sacerdoti, benché siamo peccatori. Ma se ci allontaniamo da Gesù Cristo, dobbiamo compensare questo con altri atteggiamenti … mondani. E così, tutte queste figure … anche il prete-affarista, il prete-imprenditore … Ma il prete che adora Gesù Cristo, il prete che parla con Gesù Cristo, il prete che cerca Gesù Cristo e che si lascia cercare da Gesù Cristo: questo è il centro della nostra vita. Se non c’è questo, perdiamo tutto. E cosa daremo alla gente?”. 

“Il nostro rapporto con Gesù Cristo, rapporto di unti per il suo popolo – ha esortato il Papa - cresca in noi” sacerdoti “ogni giorno di più”: 

“Ma, è bello trovare preti che hanno dato la loro vita come sacerdoti, davvero, e di cui la gente dice: ‘Ma, sì, ha un caratteraccio, ha questo, ha quello … ma è un prete!’. E la gente ha il fiuto! Invece, quando la gente vede i preti – per dire una parola – idolatri, che invece di avere Gesù, hanno i piccoli idoli … piccoli … alcuni devoti del ‘dio Narciso’, anche … Quando la gente vede questi, la gente dice: ‘Poveraccio!’. Quello che ci salva dalla mondanità e dall’idolatria che ci fa untuosi, quello che ci conserva nella unzione, è il rapporto con Gesù Cristo. E oggi, a voi che avete avuto la gentilezza di venire a concelebrare qui, con me, auguro questo: ma perdete tutto nella vita, ma non perdete questo rapporto con Gesù Cristo! Questa è la vostra vittoria. E avanti, con questo!”.