Nei vasi i fiori
del matrimonio celebrato nove giorni fa sono ancora belli, impreziosiscono gli
altari della nostra chiesa; oggi celebriamo un funerale.
– Non fiori ma opere di bene – mi colpì questa sentenza, ero adolescente
inquieto e ribelle in cerca di giuste cause, mi sembrò indice di una superiore
moralità, puritana ed integerrima. Dalle opere di bene all'operare per il bene
comune all'operare il male a fin di bene fu un tutt'uno: l'incedere di una
generazione. Ero già un uomo quando comprai fiori da riempirne l'auto: per mia
madre, da portare in chiesa, al cimitero, da regalare e risalendo i tornanti
verso casa mi misi a cantare a voce spiegata; una preghiera di ringraziamento,
di lode. Quando mai i fiori avrebbero impedito le opere di bene e come
potrebbero? Non amo i puritani e credo gli integerrimi incapaci o
impossibilitati ad un sereno esame di coscienza.
Pensieri da
contemplazione di un pomeriggio estivo, nitido allo sguardo, il sole caldo
rinfrescato dal vento. Giusto un anno fa il campanile scandiva le tre e tra le
braccia dei familiari la bara di mia madre lasciava la nostra casa per la
liturgia funebre che l'avrebbe accompagnata al cimitero; per tutta la vita si
era raccomandata ai nostri morti come intercessori, li aveva pregati offrendo
per loro le sue preghiere; un dialogo ininterrotto consapevole del mistero che
tutto avvolge e, sebbene peccatori, veneriamo come Comunione dei Santi. Oggi il
campanile batte le tre e io mi accodo al corteo funebre di Ebe, morta a 94
anni. Barista della mia infanzia, adolescenza, giovinezza poi, ormai sempre più
vecchi tutti e due, una cara presenza con cui scambiare poche chiacchiere,
molti buoni convenevoli; il piacere della vicinanza con qualcuno che conosci e
ti conosce da sempre. Basta sorridere per veder scorrere la vita a ritroso. In
chiesa tutta la sua numerosa famiglia: figli, nipoti e pronipoti, parenti;
tante storie, qualcuna più difficile qualcuna meravigliosa. Alcuni sono amici,
molte presenze abitudinarie, qualcuno nemmeno lo conosco. Matrimoni e funerali
scandiscono l'esistenza delle famiglie. I matrimoni sono, nella gioia, promessa
di nuova vita e in questo fondanti le comunità. I funerali sono, nel dolore,
promessa di vita eterna e in questo rinsaldano le comunità dispensando grazie
necessarie a chi resta: molti affanni, molte preoccupazioni, molte
incomprensioni, si rivelano ben poca cosa di fronte ad una morte condivisa.
Matrimoni e funerali sono buona occasione per fare pace: con sé stessi, con gli
altri, con Dio.
La famiglia
presiede le necessità vitali della persona, la Chiesa presiede le necessità
vitali della comunità; chiesa e famiglia, istituzioni banalizzate, derise,
osteggiate sono i due poli su cui si attesta la difesa dell'umanità nel nostro
tempo. Contro l'attacco mercantile che negando l'anima riduce l'uomo a
materiale organico da laboratorio genetico; contro l'attacco spiritualista che
scarnificandolo lo riduce a sentimento mutevole. Come il senso della famiglia
necessita di un luogo circoscritto, uno spazio privato, così il senso della
Chiesa necessita di spazi pubblici, luoghi sacri per nutrire, in rivoli
infiniti, coloro che l'avvicinano. Sono stato pochi giorni fa a Monte Sant'Angelo,
nella grotta dell'Arcangelo Michele, meta millenaria di devozione popolare. Una
visita a quelle pietre, un'architettura che racconta i secoli in un colpo
d'occhio, così come un matrimonio, un funerale a compimento di una esistenza,
sono una benedizione, un dono prezioso. Bisogna renderne merito.
Giovanni Lindo
Ferretti, da Avvenire, 22 luglio 2012