venerdì 27 luglio 2012

tu mi conosci e in te mi riconosco

Chi sei Signore?
Il tuo mistero chi lo può capire,
io ti ho incontrato al pozzo di Giacobbe
ed il mio cuore continua a interrogarti.


Chi sei Signore?
Cammini sulle strade di Giudea,
ti chiamano profeta,  il messia
Chi può capire sei uomo, forse, o Dio?
...
Chi sei Signore?
Mistero che in me non ha risposta
ricerca e desiderio senza fine
rivela il nome per cui possa chiamarti.


Chi sei Signore?
Presenza immensa e festa ritrovata,
tu sempre atteso e da sempre amato.
Tu mi conosci e in te mi riconosco.
...
Chi sei Signore?
Col cuore e con la mente io ti cerco,
ma le mie dita non ti san toccare,
né le mie mani ti possono afferrare.
...
Chi sei Signore?
S'innalza e vola in alto il mio pensiero
per respirare abissi senza fine:
il tuo mistero non riesco a misurare.
...
Sei Tu Signore,
il desiderio sempre inappagato,
sei tu la nostalgia che non ha fine
sei tu l'attesa che non dà mai riposo.



tx: D. Gianotti - G. Rapaggi
m: G. Mareggini


track 16 - Per te canterò - EDB 2009

lunedì 23 luglio 2012

mai fidarsi di chi contrappone i fiori alle opere di bene


Nei vasi i fiori del matrimonio celebrato nove giorni fa sono ancora belli, impreziosiscono gli altari della nostra chiesa; oggi celebriamo un funerale.
– Non fiori ma opere di bene – mi colpì questa sentenza, ero adolescente inquieto e ribelle in cerca di giuste cause, mi sembrò indice di una superiore moralità, puritana ed integerrima. Dalle opere di bene all'operare per il bene comune all'operare il male a fin di bene fu un tutt'uno: l'incedere di una generazione. Ero già un uomo quando comprai fiori da riempirne l'auto: per mia madre, da portare in chiesa, al cimitero, da regalare e risalendo i tornanti verso casa mi misi a cantare a voce spiegata; una preghiera di ringraziamento, di lode. Quando mai i fiori avrebbero impedito le opere di bene e come potrebbero? Non amo i puritani e credo gli integerrimi incapaci o impossibilitati ad un sereno esame di coscienza.
Pensieri da contemplazione di un pomeriggio estivo, nitido allo sguardo, il sole caldo rinfrescato dal vento. Giusto un anno fa il campanile scandiva le tre e tra le braccia dei familiari la bara di mia madre lasciava la nostra casa per la liturgia funebre che l'avrebbe accompagnata al cimitero; per tutta la vita si era raccomandata ai nostri morti come intercessori, li aveva pregati offrendo per loro le sue preghiere; un dialogo ininterrotto consapevole del mistero che tutto avvolge e, sebbene peccatori, veneriamo come Comunione dei Santi. Oggi il campanile batte le tre e io mi accodo al corteo funebre di Ebe, morta a 94 anni. Barista della mia infanzia, adolescenza, giovinezza poi, ormai sempre più vecchi tutti e due, una cara presenza con cui scambiare poche chiacchiere, molti buoni convenevoli; il piacere della vicinanza con qualcuno che conosci e ti conosce da sempre. Basta sorridere per veder scorrere la vita a ritroso. In chiesa tutta la sua numerosa famiglia: figli, nipoti e pronipoti, parenti; tante storie, qualcuna più difficile qualcuna meravigliosa. Alcuni sono amici, molte presenze abitudinarie, qualcuno nemmeno lo conosco. Matrimoni e funerali scandiscono l'esistenza delle famiglie. I matrimoni sono, nella gioia, promessa di nuova vita e in questo fondanti le comunità. I funerali sono, nel dolore, promessa di vita eterna e in questo rinsaldano le comunità dispensando grazie necessarie a chi resta: molti affanni, molte preoccupazioni, molte incomprensioni, si rivelano ben poca cosa di fronte ad una morte condivisa. Matrimoni e funerali sono buona occasione per fare pace: con sé stessi, con gli altri, con Dio.
La famiglia presiede le necessità vitali della persona, la Chiesa presiede le necessità vitali della comunità; chiesa e famiglia, istituzioni banalizzate, derise, osteggiate sono i due poli su cui si attesta la difesa dell'umanità nel nostro tempo. Contro l'attacco mercantile che negando l'anima riduce l'uomo a materiale organico da laboratorio genetico; contro l'attacco spiritualista che scarnificandolo lo riduce a sentimento mutevole. Come il senso della famiglia necessita di un luogo circoscritto, uno spazio privato, così il senso della Chiesa necessita di spazi pubblici, luoghi sacri per nutrire, in rivoli infiniti, coloro che l'avvicinano. Sono stato pochi giorni fa a Monte Sant'Angelo, nella grotta dell'Arcangelo Michele, meta millenaria di devozione popolare. Una visita a quelle pietre, un'architettura che racconta i secoli in un colpo d'occhio, così come un matrimonio, un funerale a compimento di una esistenza, sono una benedizione, un dono prezioso. Bisogna renderne merito.

Giovanni Lindo Ferretti, da Avvenire, 22 luglio 2012

domenica 15 luglio 2012

Com'è giusta la morte

Giovanni Testori

da L'amore, Feltrinelli, 1968


silenzio che è voce

Dio padre e madre
che ascolta e comprende
silenzio apparente
nel giorno dell'uomo.


Aleggia sul mondo
a donare il respiro
ai cuori atterriti
incapaci a sperare.


Dio padre e madre
che accoglie e consola
rivelati oggi
nel giorno dell'uomo.


Che io possa servirti
a far nascere il canto
che muove a speranza
di nuovo vigore.


Dio padre e madre
che giudica  e chiama
silenzio che è voce
nel giorno dell'uomo.


Irrompi impetuoso
a turbare la quiete
dei cuori assopiti
sepolcri imbiancati.

track 10 - Per te canterò - EDB 2009


tx: D. Gianotti
m: F. Mareggini

mercoledì 11 luglio 2012

11 luglio 2012: SAN BENEDETTO PATRONO D'EUROPA


dalla Regola, Capitolo VI - L'amore del silenzio

Facciamo come dice il profeta: "Ho detto: Custodirò le mie vie per non peccare con la lingua;
ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buone".
Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto più è necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!
Dunque l'importanza del silenzio è tale che persino ai discepoli perfetti bisogna concedere raramente il permesso di parlare, sia pure di argomenti buoni, santi ed edificanti, perché sta scritto:
"Nelle molte parole non eviterai il peccato"
e altrove: "Morte e vita sono in potere della lingua".
Se infatti parlare e insegnare é compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare.
Quindi, se bisogna chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con grande umiltà e rispettosa sottomissione.
Escludiamo poi sempre e dovunque la trivialità, le frivolezze e le buffonerie e non permettiamo assolutamente che il monaco apra la bocca per discorsi di questo genere.