lunedì 30 aprile 2012

Janna Jessen

La testimoninaza di Janna Jessen, che è sopravvissuta a un tentativo di aborto, in un discorso tenuto l'8 settembre 2008 alla Queen's Hall di Melbourne. 

"Vi dico queste cose perché... Ascoltate, signore e signori: c'è una battaglia in corso in questo mondo, che lo vediamo o no. E' una battaglia fra la vita e la morte. Voi da che parte state?"

giovedì 19 aprile 2012

Se tutto crolla, forse è perché abbiamo edificato sulla sabbia

La pala eolica che, solitaria, s'ergeva sul nostro crinale è crollata schiantandosi sulla boscaglia. Per lo più immobile, nella sua superba inutilità, si stagliava contro il cielo come feticcio dei nuovi tempi già malandati. Monito per valligiani e turisti: «Convertitevi alla green economy, coltivate pannelli solari, innalzate pale, sacrificate al sole e al vento e sarete beneficiati da sussidi economici e onori mediatici». Qualche volta funzionava ed era la materializzazione di un incubo aereo, un vorticare metallico, un sordo affettare che attanaglia calando dall'alto. Una dichiarazione di guerra alle creature correlata da una serie di aggettivi accattivanti: dolce, sostenibile, pulita, rinnovabile. Come la morte? La nostra pala eolica è crollata ieri, in un giorno di primavera durante una bufera, sei mesi dopo la sua comparsa. Tecnici e managers dell'installazione invocano, a loro difesa, un inverno particolarmente rigido che avrebbe leso il basamento e un vento particolarmente furioso a completare il danno. Solo per l'uso di quel «particolarmente» meriterebbero una condanna esemplare: l'inverno per sua natura può essere rigido e il vento furioso, saperlo è obbligatorio, invocarlo a propria discolpa equivale a reclamare doverosa punizione. Per la manifesta incapacità, l'incuria nel costruire, il risparmio sui materiali fino alla frode, posso solo rallegrarmi, avessero fatte le cose per bene sarebbe ancora lì e chissà per quanto. Più si incupisce il mondo tra crisi economica e inconsistenza politica, più risulta evidente che abbiamo costruito sulla sabbia e si persevera. L'ostentazione di buoni sentimenti e rettitudine morale non basta a penetrare un mistero che contempla il male, il dolore, la caducità dell'umano operare. D'altra parte chi lenisce la propria disillusione con cinismo ed arroganza non può cogliere quanto di bene, quanto di bellezza e meraviglia la vita offre, comunque, e per quanto possa considerarsi libero ed autosufficiente non fa che offrire il proprio legame al nulla, al senza senso; la religione del nichilismo. Ognuno in cuor suo sa, almeno una volta nella vita è stato consapevole, che al di là di ogni dimensione esterna c'è una condizione umana che ci interroga aprendo uno spiraglio sul mistero della vita. Per fare di questo spiraglio un punto di vista, uno sguardo quotidiano poi un procedere sul cammino, c'è necessità di maestri, buoni insegnamenti, di esempio. Io ho trovato nell'allora cardinale Joseph Ratzinger, nei suoi libri, ciò che cercavo; sempre cadendo, rialzandomi, cadendo, sempre bisognoso di perdono. Il mio maestro, salito al soglio pontificio, è oggi il santo padre Benedetto XVI; la luminosità del suo sguardo, la dolcezza del suo gesto sono il sigillo della grazia che pervade il suo celebrare, l'operare, ogni sua parola. Per quanto indegno non posso non unirmi alla gioia di tutti coloro che, domani 16 aprile, festeggeranno il suo ottantacinquesimo compleanno rendendo grazie a Dio per la sua presenza tra di noi.
Giovanni Lindo Ferretti, da Avvenire, 15 aprile 2012

giovedì 12 aprile 2012

Quid est veritas?





Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari! Cionostante Iddio mi manda talora degl'istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegl'istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegl'istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credete che non c'è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c'è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità. (Dostoevskij, dalla lettera a Fonvizina, 1854)

lunedì 9 aprile 2012

Con voi tutti i giorni

Marc Chagall, Il profeta Geremia, 1968

Il mistero della lontananza e vicinanza di Dio si rivela nell’esperienza del singolo. Ognuno certo diviene prima o poi consapevole di quanto sia meravigliosa la Sua vicinanza, e quanto pesante la Sua lontananza. (…) 
Anche quando tutto pare vano, e lo spirito fatica a mettere insieme le parole della preghiera, Dio è presente: infatti noi sussistiamo solo attraverso il suo esserci. Nella vita degli eremiti egiziani del deserto si racconta di uno che dopo una lunga prova della lontananza domanda: «Signore, ma dov’eri in questo tempo terribile?». Dio risponde «Più che mai vicino a te!».

Sempre Egli è vicino, essendo alla radice del nostro essere; parlando nel profondo della nostra coscienza. Tuttavia è palese che dobbiamo sperimentare il nostro rapporto con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo fortificati, dalla lontananza messi alla prova. Quando si fa percepire la vicinanza di Dio è facile esser credenti; ma quando Egli è lontano, allora viene il tempo per la fede pura, che non ha altro che la parola: «Non t’abbandono!».

Romano Guardini, Accettare se stessi, Morcelliana, 2007.

venerdì 6 aprile 2012

E' DI UOMO INFATTI L'ESTREMO PENSIERO

Subentro io testimone alla passione.
Gesù svenuto è in croce fra altri due condannati.
A tanto avvilimento ha scelto di abbassarsi.
Ma il bene e il buono fioriscono talora nell'infima lordura.
Sono ai due lati i due ladroni. Uno irride alla sua impotenza:
<<Sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi>>.
L'altro lo segue nella sua passione e redarguisce il compagno di pena:
<<Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena:
noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni.
Egli invece non ha fatto male alcuno>>.
Poi dice: <<Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno>>.
Gesù ripresi i sensi lo rassicura. <<Stasera sarai con me in paradiso>>.

Le guardie si dividono in quattro i suoi indumenti,
se li giocano a sorte sopra la sua tunica.
Infuria la misconoscenza, s'abbuia la stortura della loro ragione.
O sei tu, Signore, che vuoi perdere questi uomini?

Mario Luzi, La Passione, Garzanti, 1999

martedì 3 aprile 2012

Davide Rondoni: Compianto, Vita

IX

Che cosa è il dolore
per Cristo,

ditemi, cosa significa questo...

Mi commuove dell'artista la lena?
L'aver fermato in un crampo il vento
la piegatura che dà ombra
e rivela,
la maestrìa piena
e ad altre sodale
che han disseminato il campo
tra quattrocento e per due secoli avanti
per i fedeli semplici, per gli ignoranti?

Io ignoro come loro.
Anzi di più.
Io non sono
con tutto il secolo infausto
di dolore abbastanza
esposto, un secolo
che dalle sue sepolture disperse
grida, rivendica, geme
non sono abbastanza
esposto, non sono ancora
come voi in quest'ombra
perso.

Io non so più
il dolore per Cristo.
Non sapevo cos'è perdere Gesù, cos'era...
Non lo sapevo.
E' disperazione finale
nella figura ventosa, nella figura
rugosa, e nell'uomo che si tiene
su il viso

nel loro vedere il niente
aver vinto su Dio,
nel veder chiuso cadere
il cristiano sorriso.

Non lo sapevo io, che ne potevo sapere...

E' vedere il corpo che l'infinito aveva preso
abbattuto, arreso.

E' vedere ogni cielo chiuso.

Vedere con gli occhi che avevano creduto
Lui vinto, atterrato.

Niccolò, tu me lo hai fatto vedere.

Dove ha fine la speranza, dove cede

Qui nulla si risparmia.

Brucia nel vuoto, viola la notte avanza
nella città che non tace mai.

Qui io perdo la fede.



Davide Rondoni, Compianto, Vita, Marietti 1820, Genova, 2004.

lunedì 2 aprile 2012

APRILE


“Yet with these April sunsets, that somehow recall
My buried life, and Paris in the Spring,
I feel immeasurably at peace, and find the world
To be wonderful and youthful, after all.”
« Eppure, in questi tramonti d'aprile, che in qualche modo richiamano
La mia vita sepolta, e Parigi a primavera, 
Mi sento immensamente in pace, e dopo tutto 
Trovo che il mondo sia meraviglioso e giovane. » 

(da T. S. Eliot, Portrait Of a Lady)





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