sabato 19 maggio 2012

50 anni fa il Concilio Ecumenico Vaticano II


Davvero 50 anni fa è nata una Chiesa nuova? Molti hanno questa idea superficiale del Concilio Ecumenico Vaticano II. Trovano la giustificazione nelle parole del Vangelo: “Quando verrà lo Spirito Santo, Egli vi porterà alla Verità tutta intera” (Gv. 16,12-13). La Verità infatti, dicono, nessuno la possiede ed ogni epoca ne rivela una parte. Con questa “nuova verità” arriva anche il cambiamento.
Il cambiamento nella Chiesa è il grande problema di oggi, tanto che ne ha parlato il Papa in uno dei suoi primi discorsi, il 22 dicembre 2005. Egli però, pur lodando alcune riforme, afferma che la Verità non può cambiare ma solo essere approfondita. Essa rimane sempre uguale a se stessa. Anche un corpo crescendo raggiunge nuove qualità e potenzialità, già però presenti al suo interno. Così la Verità cresce ma non muta. Rimane sempre la stessa e quando mette in luce nuovi aspetti, questi sono già al suo interno e con essa sono coerenti.
Il cambiamento c’è stato: basta guardare una chiesa antica e una moderna oppure guardare la messa. Ma lo si percepisce ancora di più a proposito del modo di pensare dei preti e della gente. Nel matrimonio prima ci si accompagna poi ci si sposa. Si tollera l’aborto nei cosiddetti casi disperati. Nella sessualità si ritiene tutto lecito e si parte subito dai rapporti fisici. È diverso il modo di pensare le altre religioni e la libertà religiosa viene interpretata come diritto a seguire l’errore. La fede è diventata “fai da te” così che si crede solo a ciò che fa comodo e non si va più a Messa la Domenica, perché ciò che conta è “essere buoni”. Ci si comunica anche in peccato mortale, perché non si ha più il concetto giusto del peccato.
I più intransigenti affermano che la Chiesa non è più la stessa e che al suo interno è avvenuta una specie di mutazione genetica. Sbagliano di certo, ma Benedetto XVI ha parlato di “discontinuità” e ha affermato che il pericolo di non essere più nella stessa linea di prima, esiste. Non sono cambiati i principi, Egli ha detto, ma molti teologi hanno fatto credere che il Concilio avrebbe voluto dire molto di più di ciò che in effetti ha potuto dire. Costoro, invece che attenersi a testi scritti, ne hanno voluto cogliere lo spirito (cioè il loro significato più profondo).
Così due interpretazioni (ermeneutiche) hanno litigato tra loro. Quella della “discontinuità” ha provocato danni ed atteggiamenti al limite del sopportabile per chi è autenticamente cattolico. L’altra “ermeneutica della riforma nella continuità” ha prodotto frutti buoni di rinnovamento procedendo sulla linea di sempre.
Il Concilio, a cui hanno fatto seguito altri interventi magisteriali, non ha detto che tutte le religioni sono uguali. L’unica vera e salvifica è solo la Cristiano-Cattolica. Gli aspetti buoni che possono esserci anche al di fuori di essa, non bastano per raggiungere la salvezza. Possono però costituire un buon punto di partenza per proporre la conversione a Gesù. In virtù della libertà religiosa, l’uomo non ha il diritto di professare l’errore, ma ha l’obbligo di cercare la Verità per aderirvi. E per quanto riguarda l’ecumenismo, gli elementi comuni con le confessioni cristiane non cattoliche non eliminano le divisioni dovute al rigetto di parte del patrimonio evangelico. Per cui l’unica e completa Chiesa di Cristo è quella cattolica.
Lo Spirito Santo non ha mai portato confusione, e quella di oggi non viene da Lui che dona invece pace e gioia.

Don Giorgio Bellei
(L'articolo è stato preso da qui)

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