E ora che l’anno finisce, il cuore deve
decidere da che parte stare. Il cuore, che è la sede delle decisioni che
davvero segnano l’esistenza, come dice la Bibbia. E il nostro cuore, adesso che
finisce un anno duro e pieno di fatiche, deve decidere: lamento o gratitudine?
È sempre così. Di fronte a un anno che passa, come di fronte al viso dei propri
figli, o delle persone che ti trovi accanto. Hai mille motivi per lamentarti,
cuore nostro. Mille motivi per dare voce alle ferite. Alle delusioni. Ai torti
subiti. Mille motivi per far parlare la lingua amara della rivendicazione. O
la lingua stanca dell’avvilimento.
Molte notizie
che anche oggi troviamo sui giornali farebbero salire parole dure dal cuore.
Ma come c’è la durezza della pena, c’è anche la durezza della gioia. La
resistenza, la forza della gratitudine. Quella che proviamo per cose che magari
sui giornali non ci finiscono. La gratitudine per le cose da niente che
costellano la nostra vita. Per il respiro che ancora ci viene accordato, e il riso
e anche per il pianto con cui conosciamo il dolore e l’amore. Le cose che non
fanno notizia, come il sorriso di un figlio, l’occhiata della persona che
amiamo, il suo voltarsi quando la salutiamo. Quelle cose da niente che non fanno
notizia, ma che ci suggeriscono una gratitudine invincibile. E noi vogliamo
scegliere di rendere grazie per queste cose da niente. Per la fede dei
semplici, papi nel fulgore del loro ministero o ammalati nella penombra della
loro offerta. Vogliamo ringraziare per tutte le madri che, camminando
lavorando soffrendo, non perdono la speranza. E custodiscono l’amore. Per tutti
quelli che non fanno notizia e fanno andare il mondo, mettendo cura e
pazienza in lavori senza onori apparenti. Gratitudine per la bellezza spaventosa
e dolce di questo posto chiamato Italia, edificato dal genio, dalla fede e
dalla operosità dei nostri padri, sotto i cui cieli abitiamo e vediamo
panorami per cui vale la pena essere venuti al mondo. Il nostro cuore decide
di ringraziare, in questa fine d’anno. Per le cose che ci hanno corretto. Per
quelle che, pure facendoci soffrire, ci hanno legato di più a ciò che vale. E
ringraziare per le cose da niente, i ‘buongiorno’ scambiati per le scale, i
‘se hai bisogno di una mano, ci sono’ che ci hanno detto anche con gesti
silenziosi. Vogliamo rendere grazie per la benedizione dei bambini nostri e
per quelli degli altri. Per i loro visi dove tutto reinizia. E per la pazienza
dei nostri anziani, che onorano il tempo senza sentirlo come una ingiustizia,
ma come un chiarimento. Vogliamo ringraziare per la pazienza preziosissima dei
sofferenti nel corpo, nella mente. Per chi è restato senza lavoro, ma non senza
dignità. Per le cose che non fanno mai notizia, come la cura e l’amicizia
offerta da tanti a chi è solo. Per il mare di bene che con onde silenziose
sostiene il nostro viaggio.
Ora che l’anno
finisce strapperemo il cuore dalle mani del demonio lamentoso che vorrebbe non
farci vedere come i cuori di tutti cercano il bene. Ora che finisce l’anno con
tutte le sue ferite e le sconfitte e le perdite, ringrazieremo per tutti i
doni, e per il segreto bene che si nasconde anche nel patimento se una mano ci
passa sugli occhi come ai bambini. Ringrazieremo per tutti gli abbracci
silenziosi. Per i baci di amicizia e di amore scambiati. Per le cose da niente
che non fanno notizia ma hanno fatto la vita e la speranza per questo anno che
finisce. E ringrazieremo per il dono più misterioso di tutti, la fede. Per le
mani che ce lo hanno offerto, per i volti che lo hanno confermato in mezzo alle
tenebre dell’anno. Per i dolci amici che ci hanno parlato di Lui, Signore buono
dell’anno che va e dell’istante che viene.
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