lunedì 26 marzo 2012

Job

Un uomo era in terra di Uz,
Un uomo di perfetta purità,
Temeva Dio e il male aborriva,
Tra tutti i figli dell'oriente uomo più grande non c'era.

E un giorno venne che i figli della terra
stettero davanti al Signore
E satana tra loro.
“Hai messo il tuo cuore sul mio servo Job?
E' un uomo di perfetta purità”.
“Di un bastione lo hai circondato,
ma stendi la tua mano e colpiscilo nel suo,
sulla tua faccia ti maledirà”.

E un giorno un messaggero venne a Job e disse:
"Fuoco di Dio dal cielo è sceso,
greggi e mandriani ha divorato.
Sono venuto a dirlo io, il solo scampato".
Parlava ancora e un altro arriva e dice
"I figli tuoi sedevano e mangiavano
quando ecco dal deserto leva un vento,
nella rovina sono morti".
"Dal ventre di mia madre nudo sono uscito,
nudo tornerò.
Il Signore dà, il Signore toglie,
sia benedetto il nome del Signore".
E Satana disse:
"La pelle per la pelle. L'uomo dà tutto per la vita.
Ma stendi la tua mano nel suo osso,
sulla tua faccia ti maledirà".
E piagò Job con l'ulcera del male
dai piedi fino al cranio.
"Maledici il Signore e muori!"
"Se accettiamo il bene, dobbiamo prendere anche il male.
Il Signore dà, il Signore toglie,
sia benedetto il nome del Signore".

E infine Job apre la bocca e grida:
"Che tu sia maledetto giorno che mi hai partorito,
che sia un giorno di tenebra, il cielo lo ripudi,
gli neghi il lume della luce
Perché ginocchia venirmi incontro?
Perché mammelle vi ho succhiato?
Perché  la luce è data a chi ha pena?
Perché la vita ha una gola amara?
Ecco i terrori che più ho temuto,
ecco incarnarsi le mie paure.
Non ho pace né tregua,
Sono un cumulo di dolore”.

“Strepita pure, chi ti risponde?
se cerchi Dio, se implori Shaddai”
“Se rispondesse quando io grido,
solo m'ingozza di pena amara.
Dio stermina chi ha colpa
E chi non ha colpa.
La terra è data in mano a chi fa il male,
La faccia dei suoi giudici è coperta.
Tu che hai messo in me la grazia della vita,
Tu che fai dei miei giorni un'ombra
Ecco che nascondi nel tuo cuore
Terra buia come la tenebra
Dove non brilla che oscurità”.


“E adesso che il mio occhio ti ha veduto
Mi ripudio
E mi consolo
Sulla polvere e sulla cenere".


Vinicio Capossela, da Marinai, profeti e balene, 2011.

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