Dieci miliardi di cellule nervose. Cinque litri
di sangue per trecento grammi di cuore.
Un tal oggetto si è formato in tre miliardi d'anni.
All'inizio è apparso sotto forma d'un bimbo.
Poggiava la testolina sulle ginocchia della zia.
Dov'è quel bimbo. Dove quelle ginocchia.
Il bimbo è cresciuto. Ah, non è più la stessa cosa.
Questi specchi crudeli e lisci come asfalto.
Ieri ha investito un gatto. Sì, non male come idea.
Il gatto è stato liberato dall'inferno presente.
La ragazza nell'auto gli ha lanciato un'occhiata.
No, non aveva le ginocchia che cercava.
In verità, meglio giacere sulla sabbia ansando.
Lui e il mondo non hanno nulla in comune.
Si sente come un manico strappato dalla secchia,
benché la secchia ignara continui ad andare al pozzo.
E' sorprendente. Qualcuno ancora si affatica.
Questa casa è costruita. Questa maniglia lavorata.
Quest'albero innestato. Questo circo farà uno spettacolo.
Questo tutto vuol reggersi, benché fatto di pezzi.
Pesanti e dense come colla sunt lacrimae rerum.
Ma tutto questo sta sullo sfondo e solo a lato.
In lui c'è un'orrenda oscurità e in essa
un bimbo.
Dio dello humour, fa' di lui qualcosa alla svelta.
Dio dello humour, fanne qualcosa una buona volta.
Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere, Adelphi, 2009
Nessun commento:
Posta un commento