mercoledì 6 giugno 2012

DIO & TERREMOTO?



Beppe Manni, nella sua rubrica settimanale sulla Gazzetta di Modena, esprime sempre giudizi critici contro la Chiesa e la fede dei semplici. Questo suo stile è “ormai vecchio e datato” perché è quello di un sessantottino ideologico.
In chi lo conosce bene, come il sottoscritto, si fa strada l’impressione che voglia gettare discredito su un “mondo” che lui ha abbandonato, ma di cui sente ancora il fascino, perché nonostante i difetti , presenti in tutti i raggruppamenti umani, è l’unico con l’aria ancora fresca. D’altra parte l’acredine è sempre presente in chi ha lasciato il sacerdozio, non per motivi umani e sentimentali, ma politici ed ideologici.
La strumentalizzazione del terremoto ai suoi fini propagandistici è odiosa anche perché da parte dei credenti e dei pastori è stato chiaro da subito che non si voleva utilizzare per fini di propaganda religiosa, la tragedia. Ne sono prova le parole del Cardinale Caffarra che afferma che “ non si può né si deve mai cercare una causa diretta tra peccato e disgrazia”. Nessun Vescovo né prete emiliano ha parlato di castighi e nessuno ha mai opposto la invocazione a Dio perché ci salvi dalla peste, dalla fame, dalla guerra e dal flagello del terremoto, alla operosità dell’uomo e alla sua solidarietà, per la ricostruzione.
Tutti hanno ricordato e riconosciuto l’autentico servizio e la carità dei cittadini e dei corpi preposti alla assistenza e alla protezione.
Odioso è anche l’opporre Vescovo a Vescovo e infantile è il basare questa differenza sul tipo di abito indossato. Anche l’arcivescovo Lanfranchi alla veglia di Finale si è presentato con quei segni che di fronte ai fedeli lo qualificano per quello che è. Il primo dei ministri e dei segni di Cristo . Quegli abiti dicono che la Chiesa è vicina e che Dio non abbandona mai.
Tra l’altro perché il Manni non ha criticato le divise dei pompieri e della protezione civile, che danno la certezza a chi soffre di non essere lasciati soli?
Qui sta il punto. Nel suo parlare solamente umano, nel suo essere certo che Dio debba fare solo quello che vuole lui, il nostro dimentica che ciò che la Chiesa dà, è il conforto più grande. Non che gli altri non servano. Nell’immediato possono anche essere i più urgenti, ma l’uomo che ha una dimensione spirituale e una chiamata all’eternità ha bisogno di sentirsi ripetere che anche quando i monti crollano Dio è La Roccia incrollabile.
Questo sono andati a dire i Pastori che subito sono accorsi in supporto dei parroci che in loro nome, sono sempre li, tra la gente, a condividere.
Ci sono inoltre nello scritto del Manni tanti errori religiosi, come quando dice che la Divinità (lui la scrive in minuscolo) non ferma i disastri naturali. Il Miracolo della tempesta sedata afferma proprio il contrario.
Miracolo è certamente la solidarietà, ma miracolo più grande è l’invito a riflettere sul significato della nostra vita e al suo conseguente cambiamento, che a me piace chiamare conversione.
Don Giorgio Bellei  

l'articolo è tratto da qui.

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