domenica 23 dicembre 2012

Liturgia penitenziale 23/12/2012

SIGNORE, LIBERAMI DA ME STESSO (Michel Quoist)

Signore, mi senti?
Soffro tremendamente.
Asserragliato in me stesso,
prigioniero di me stesso.
Non sento che la mia voce,
non vedo che me stesso,
e dietro di me non v’è che sofferenza.

Signore, mi senti?
Liberami dal mio corpo, che è tutto brama e tutto quello che tocca con i suoi innumerevoli grandi occhi, con le sue mille mani tese, è solo per coglierlo e cercare di calmare la sua insaziabile fame.

Signore, mi senti?
Liberami dal mio cuore, tutto gonfio di amore, ma, mentre credo di amare pazzamente, intravedo rabbioso che ancora amo me stesso nell’altro.

Signore, mi senti?
Liberami dal mio spirito, pieno di se stesso, delle sue idee, dei suoi giudizi; non sa dialogare, perché non lo colpisce altra parola fuorché la sua.

Solo, mi annoio, mi detesto, mi disgusto,
e mi rigiro nella mia sudicia pelle come il malato nel suo letto bruciante da cui vorrebbe scappare.
Tutto mi sembra brutto, mostruoso, senza luce,
perché non posso veder nulla se non attraverso me.
Mi sento disposto ad odiare gli uomini ed il mondo intero,
per dispetto, perché non li posso amare.
Vorrei uscire,
vorrei camminare, correre verso un altro paese.
So che esiste la GIOIA, l’ho vista raggiare sui volti.
So che brilla la LUCE, l’ho vista illuminare gli sguardi.
Ma Signore, non posso uscire, insieme amo e odio la mia prigione,
perché la mia prigione sono io
ed io mi amo,
mi amo, o Signore, e mi faccio ribrezzo.

Signore, non trovo neppure più la porta di casa mia.
Mi trascino a tastoni, accecato,
urto nelle mie stesse pareti, nei miei propri limiti,
mi ferisco.
Ho male.
Ho troppo male e nessuno lo sa, perché nessuno è entrato in casa mia.
Sono solo, solo.

Signore, Signore, mi senti?
Signore, indicami la mia porta,
prendi la mia mano.
Apri.
Indicami la Via,
la via della GIOIA, della LUCE.

Ma..
Ma, o Signore, mi senti Tu?

Figliuolo, Io ti ho sentito.
Mi fai compassione.
Da tanto tempo spio le tue imposte chiuse: aprile,
la Mia luce ti rischiarerà.
Da tanto tempo Io sono davanti al tuo uscio sprangato: aprilo,
mi troverai sulla soglia.
Io ti attendo, gli altri ti attendono,
ma bisogna aprire,
ma bisogna uscire da te.

Perchè rimanere prigioniero di te stesso?
Sei libero.
Non ho chiuso Io la tua porta,
non posso riaprirla Io,
perchè sei tu dall’interno a tenerla solidamente sprangata.

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