Avrò la mia tomba; sarai tu che verrai,
morte procace, non squallida come quei timidi
dicono: io son tuo amante, morte, mia morte
che raccogli la vita tra le braccia e la
tramandi, dalle sue spoglie grano traendo,
e vita, nuova vita nel sole dei morti,
invisibile nella loro pace fruttifera,
da cui un'altra né mai diversa vita risorge,
nulla finisce, anzi tutto continua, o morte,
o amata morte, o amata.
(Carlo Betocchi, "Poesie del sabato", Mondadori, 1980)
morte procace, non squallida come quei timidi
dicono: io son tuo amante, morte, mia morte
che raccogli la vita tra le braccia e la
tramandi, dalle sue spoglie grano traendo,
e vita, nuova vita nel sole dei morti,
invisibile nella loro pace fruttifera,
da cui un'altra né mai diversa vita risorge,
nulla finisce, anzi tutto continua, o morte,
o amata morte, o amata.
(Carlo Betocchi, "Poesie del sabato", Mondadori, 1980)
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