Quando andiamo a lavorare,
speriamo di guadagnare bene, quando usciamo la sera, speriamo di divertirci,
quando stiamo male, speriamo di guarire, anche quando viviamo la nostra
sessualità abbiamo delle speranze.
Ma in cosa spera il cristiano?
Ma in cosa spera il cristiano?
In Dio e nella vita eterna!
Eppure in pochi si attentano a dirlo, a volte
neanche io, quando mi sento dire che
l’unica cosa che conta è la salute.
Non si afferma più che l’unica
speranza duratura è la vita eterna perché un maestro del sospetto ha insinuato
che i cristiani parlando di al di là, dimenticano l’al di qua e sperando nei
beni futuri non lottano più contro le ingiustizie presenti. È questa la vecchia
teoria della religione come oppio dei popoli del mio nemico Karl
Marx.
A dire il vero qualche ragione
questo signore ce l’ha, in quanto il cristianesimo è anche una esperienza
religiosa storica ed è legato con la vicenda umana. Il cristiano non può
ignorare i drammi e le sofferenze nei quali si trova l’umanità del suo tempo.
Se tuttavia questa dimensione, di
per sé assolutamente corretta, viene assunta come l’elemento centrale del
cristianesimo, allora la vita eterna non è più così importante.
Ma è proprio necessario per il cristiano credere ed aspettare
l’eternità? Non basta comportarsi bene e fare la giustizia qui sulla
terra? Che bisogno c’è del Cielo?
Si potrebbe rispondere che negare il futuro eterno è spesso ciò che
porta alla disperazione, al suicidio e a volte in clinica per malattie mentali.
L’uomo occidentale contemporaneo non soffre per la mancanza di beni materiali,
ma per quella di senso della vita. Ciò che dona serenità nel dolore, è l’attesa
di una vita più grande.
In più se guardiamo il Nuovo
Testamento ci accorgiamo che l’annuncio centrale, è che il Crocifisso è Risorto e che è andato
avanti in una vita nuova ed eterna. Quella di Dio da cui per altro era venuto. Questo Crocifisso morto è stato visto vivo, corporalmente vivo, per cui la sua
sequela, cioè il nostro andarGli dietro non sarà più interrotto da niente,
nemmeno dalla morte.
Ecco perché la speranza del cristiano
senza disprezzare le cose della terra, è costituita da Cristo Risorto.
Ispirati dai maestri del
sospetto, dato che Marx ha avuto dei filosofi seguaci, alcuni affermano che tutto ciò è illusione e non lo accettano,
tuttavia non si può essere cristiani accontentandosi di essere buoni e di
operare per la giustizia terrena, senza aspettare con desiderio vivo l’eternità
cioè la vita col Risorto.
Per questo dicevo nello scritto precedente, che per il cattolico, non è
innocuo, quando va a votare, scegliere
una qualsiasi visione di uomo basta che vi si garantisca la giustizia e
la bontà.
Un umanesimo che neghi la
dimensione eterna è un carcere di disperazione che chiude l’uomo solo nell’orizzonte dei suoi 80 anni di vita (i quali
tra l’altro non sono mai completamente felici) ed in più lo spinge ad essere
arbitro di se stesso commettendo le peggiori azioni di cui gli attentati alla
vita e alla famiglia sono alcuni dei malefici esempi.
Don Giorgio Bellei, parroco
Spirito Santo, Modena, articolo del 2006
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