venerdì 23 novembre 2012

MA IN COSA SPERA IL CRISTIANO?


Quando andiamo a lavorare, speriamo di guadagnare bene, quando usciamo la sera, speriamo di divertirci, quando stiamo male, speriamo di guarire, anche quando viviamo la nostra sessualità abbiamo delle speranze.
Ma in cosa spera il cristiano?
In Dio e nella vita eterna!
Eppure in pochi si attentano a dirlo, a volte neanche io, quando mi sento dire che l’unica cosa che conta è la salute.
Non si afferma più che l’unica speranza duratura è la vita eterna perché un maestro del sospetto ha insinuato che i cristiani parlando di al di là, dimenticano l’al di qua e sperando nei beni futuri non lottano più contro le ingiustizie presenti. È questa la vecchia teoria della religione come oppio dei popoli del mio nemico Karl Marx.
A dire il vero qualche ragione questo signore ce l’ha, in quanto il cristianesimo è anche una esperienza religiosa storica ed è legato con la vicenda umana. Il cristiano non può ignorare i drammi e le sofferenze nei quali si trova l’umanità del suo tempo.
Se tuttavia questa dimensione, di per sé assolutamente corretta, viene assunta come l’elemento centrale del cristianesimo, allora la vita eterna non è più così importante. 
Ma è proprio necessario per il cristiano credere ed aspettare l’eternità? Non basta comportarsi bene e fare la giustizia qui sulla terra? Che bisogno c’è del Cielo?
Si potrebbe rispondere che  negare il futuro eterno è spesso ciò che porta alla disperazione, al suicidio e a volte in clinica per malattie mentali. L’uomo occidentale contemporaneo non soffre per la mancanza di beni materiali, ma per  quella di senso della vita. Ciò che dona serenità nel dolore, è l’attesa di una vita più grande.
In più se guardiamo il Nuovo Testamento ci accorgiamo che l’annuncio centrale, è che il Crocifisso è Risorto e che è andato avanti in una vita nuova ed eterna. Quella di Dio da cui per altro era venuto. Questo Crocifisso morto è stato visto vivo, corporalmente vivo, per cui la sua sequela, cioè il nostro andarGli dietro non sarà più interrotto da niente, nemmeno dalla morte.
Ecco perché la speranza del cristiano senza disprezzare le cose della terra, è costituita da Cristo Risorto.
Ispirati dai maestri del sospetto, dato che Marx ha avuto dei filosofi seguaci, alcuni affermano  che tutto ciò è illusione e non lo accettano, tuttavia non si può essere cristiani accontentandosi di essere buoni e di operare per la giustizia terrena, senza aspettare con desiderio vivo l’eternità cioè la vita col Risorto.
Per questo dicevo nello scritto precedente, che per il cattolico, non è innocuo, quando va a votare, scegliere  una qualsiasi visione di uomo basta che vi si garantisca la giustizia e la bontà.
Un umanesimo che neghi la dimensione eterna è un carcere di disperazione che chiude l’uomo solo nell’orizzonte dei suoi 80 anni di vita (i quali tra l’altro non sono mai completamente felici) ed in più lo spinge ad essere arbitro di se stesso commettendo le peggiori azioni di cui gli attentati alla vita e alla famiglia sono alcuni dei malefici esempi.

Don Giorgio Bellei, parroco Spirito Santo, Modena, articolo del 2006

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