Evviva, ci sono ancora i bambini! Dopo l'assalto in tv di ragazzini adultizzati, pronti a intonare passionali canzoni con voci baritonali e piglio attoriale, rivedere allo Zecchino d'oro – uguali a se stessi dopo cinquantacinque anni – bambini allegri e spontanei, preparati ma non leziosi, ha restituito allo spettatore, magari disincantato ma comunque attento, il senso di una "normalità" che sovente manca nei programmi attuali. Perché i piccoli interpreti, dal volto sereno, gli abiti semplici, il piglio disinvolto di chi si sente a casa, hanno cantato con brio, sorriso divertiti, mostrato con impeccabile precisione la preparazione attenta che li ha sorretti e hanno fatto intuire, al di là del colorato palcoscenico dell'Antoniano di Bologna, insegnanti solleciti e famiglie equilibrate, che non ne hanno fatto dei divi. Anche le canzoni, costruite – come le altre che le hanno precedute in tanti anni – su misura per l'età verde e il messaggio gentile, hanno raccontato storie divertenti, con galline sgrammaticate e mozzarelle bianche, o fiabe gentili da buona notte. Dodici per giorno, fino a sabato: e una giuria di piccoli generosa ma attenta, in un ventaglio di richiami che fanno comprendere, questo sì, che il mondo dei bambini canterini si è allargato, ai cinque continenti e a nazionalità diverse. Veronica Maya e Pino Insegno, come è ormai tradizione, hanno guidato la schiera e la gara: con l'intervento di Amadeus, i saluti di Carla Fracci, la testimonianza dell'uso dei fondi raccolti un anno fa per costruire in Mozambico preziose case di accoglienza per madri malate. Ci sono ancora i bambini veri: e un soffio di aria fresca sembra sfiorare lo schermo con le loro faccette serene, in cui si rispecchiano, come già accadde per due generazioni, i loro padri e nonni, che cantarono di gatti e moscerini con la stessa impagabile immediatezza.
di Mirella Poggialini in Avvenire 22/11/2012 giorno di Santa Cecilia patrona dei musicisti e della musica
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