Chi
si lascia prendere dalla paura, perde ogni fiducia e speranza: chiude gli occhi
sul presente e si rifugia nel passato. Per lui il presente non è maturazione,
ma uccisione del passato.
Ma
è vano vivere nel sogno dei bei tempi d’oro che non ci sono più (né mai ci sono
stati!).
Peggio
ancora è voler fare del presente, addirittura del futuro, una riedizione del
passato. Si vive in lotta perpetua con ciò che c’è, in un vaneggiamento che fa
veder ciò che non c’è più né mai ci sarà.
In
realtà c’è sempre e solo il presente. Ed è il tempo migliore che ci sia: è l’unico
che c’è, il solo affidato alla nostra libertà. In esso possiamo assumere il
passato come frutto e il futuro come seme, che a sua volta darà nuovo frutto
per nuovo seme, garanzia di vita senza fine.
Se
non accettiamo il presente, litighiamo contro di esso per rianimare un passato
morto. E ci precludiamo il futuro, vita possibile del presente.
* Luca 19, 44.
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