giovedì 22 novembre 2012

"Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata" *

Chi si lascia prendere dalla paura, perde ogni fiducia e speranza: chiude gli occhi sul presente e si rifugia nel passato. Per lui il presente non è maturazione, ma uccisione del passato.

Ma è vano vivere nel sogno dei bei tempi d’oro che non ci sono più (né mai ci sono stati!).

Peggio ancora è voler fare del presente, addirittura del futuro, una riedizione del passato. Si vive in lotta perpetua con ciò che c’è, in un vaneggiamento che fa veder ciò che non c’è più né mai ci sarà.

In realtà c’è sempre e solo il presente. Ed è il tempo migliore che ci sia: è l’unico che c’è, il solo affidato alla nostra libertà. In esso possiamo assumere il passato come frutto e il futuro come seme, che a sua volta darà nuovo frutto per nuovo seme, garanzia di vita senza fine.

Se non accettiamo il presente, litighiamo contro di esso per rianimare un passato morto. E ci precludiamo il futuro, vita possibile del presente.

  
Silvano Fausti, Elogio del nostro tempo, Àncora, 2006.

* Luca 19, 44.

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