lunedì 5 novembre 2018
Una lettera di Giorgio Caproni a Carlo Betocchi
Una lettera di Giorgio Caproni a Carlo Betocchi datata 26 gennaio 1960 da "Una poesia indimenticabile. Lettere 1936-1986" di Giorgio Caproni - Carlo Betocchi, Pacini Fazzi Editore - Lucca 2007)
venerdì 8 giugno 2018
sabato 21 aprile 2018
UNITI PER ALFIE - Veglia di preghiera a Reggio Emilia
Sabato 21 Aprile, ore 19.00
UNITI PER ALFIE
Veglia di preghiera
Chiesa di San Giovannino, Reggio Emilia
Ritrovo in P.zza Prampolini (davanti al Duomo) per una breve riflessione sul caso "Alfie" e inizio recita del Santo Rosario in cammino verso la chiesa di San Giovannino, dove termineremo l'incontro di preghiera con Litanie dei Santi, Adorazione e Benedizione Eucaristica.
Si richiede gentilmente ai partecipanti di munirsi di candele bianche.
Veglia di preghiera
Chiesa di San Giovannino, Reggio Emilia
Ritrovo in P.zza Prampolini (davanti al Duomo) per una breve riflessione sul caso "Alfie" e inizio recita del Santo Rosario in cammino verso la chiesa di San Giovannino, dove termineremo l'incontro di preghiera con Litanie dei Santi, Adorazione e Benedizione Eucaristica.
Si richiede gentilmente ai partecipanti di munirsi di candele bianche.
lunedì 1 maggio 2017
allora sarà sano e salvo
«Quando il mondo nel suo insieme sarà diventato liturgia di Dio, quando nella sua
realtà sarà diventato adorazione, allora avrà raggiunto la sua meta, allora sarà sano e
salvo».
Benedetto XVI, 29 giugno 2008
Benedetto XVI, 29 giugno 2008
venerdì 20 novembre 2015
Sorprese
Un giorno la paura bussò alla porta.
Il coraggio andò ad aprire
e non trovò nessuno.
Martin Luther King
Il coraggio andò ad aprire
e non trovò nessuno.
Martin Luther King
venerdì 9 gennaio 2015
Invito al viaggio
Una volta, dalla sorgente
montana da cui sgorgava, un fiume decise di percorrere un lungo
viaggio. Attraversò pianure e monti, e poi ancora montagne e valli
oltrepassando ogni ostacolo, finché giunse di fronte al deserto.
Non conosceva le sabbie
del deserto, ma avvertiva intimamente che doveva attraversare quella
distesa sterminata. Così si lanciò energicamente lungo la sabbia.
Ma presto si accorse che le sue acque svanivano, immediatamente
assorbite e trasformate in un pantano. Come fare?
Udì la voce del deserto
mormorargli: “Non turbarti, ma osserva come il vento mi attraversa
senza indugio. Lasciati assorbire nel vento, così potrai
attraversarmi!”.
Il suggerimento del
deserto rese molto perplesso il fiume, che rimuginava pensoso: Ma
come posso farlo? Questo significa che mi dovrei trasformare. Non
l'ho mai fatto! Dovrei farmi assorbire dal vento che può volare! E
poi dopo questo viaggio sconosciuto sarò lo stesso fiume di prima?
Il deserto, come se gli
avesse letto nel pensiero, rispose: “Non temere! Lasciati andare!
Lasciati assorbire dal vento! La tua acqua sarà sollevata dal vento
che, una volta attraversato il deserto, ricadrà lontano come
pioggia, trasformandosi nuovamente in fiume. In fondo, a ben
guardare, non hai alternative. Tutto è in movimento e se decidi di
fermarti qui, in breve tempo diventeresti una misera pozza d'acqua
stagnante!”.
Pian piano, nel fiume
qualcosa accadde, ricordi remoti iniziarono a risuonare in lui. Nella
sua essenza fece breccia una lontana memoria di quando un vento si
prese cura di lui, trasportandolo amorevolmente alla sorgente da cui
sorse. Grazie a questo ricordo il fiume decise di trasformarsi in
vapore. Il vento allora lo accolse tra le sue braccia ospitali, lo
portò in alto trasportandolo molto lontano, al di là del deserto.
Lo fece poi ridiscendere sulla vetta di una montagna, da dove, con
rinnovata consapevolezza, cominciò nuovamente a scorrere.
Questa è la storia da
cui è nato il detto sufi: Il cammino del fiume della vita è
scritto nelle sabbie.
G. Magi, Il dito e la
luna, Vicenza, 2002.
venerdì 26 dicembre 2014
Il segno è l'umiltà
In questo, ha aggiunto Francesco, consiste l’annuncio della notte di Natale: «Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto». L'«immensa luce» annunciata dal profeta Isaia «nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori». Il «segno» annunciato dagli angeli ai pastori «è l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza».
Nella notte di Natale, ha detto ancora il Papa, «siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?».
Dall'omelia di Papa Francesco 24/12/2014
Nella notte di Natale, ha detto ancora il Papa, «siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?».
Dall'omelia di Papa Francesco 24/12/2014
domenica 9 novembre 2014
domenica 19 ottobre 2014
domenica 12 ottobre 2014
[...] non
era nemmeno da cercarti:
accettarti
bastava
per
accettarci…
David Maria Turoldo
sabato 11 ottobre 2014
DIVENTARE CRISTIFERI
Mettete tutte le opere del mondo in paragone a una Comunione ben fatta: sarà come un atomo di polvere in confronto di una montagna; perché con quella noi diventiamo Cristiferi, cioè portatori di Cristo nelle nostre persone.
Clemente Rebora, Le poesie, Garzanti.
venerdì 10 ottobre 2014
"caro e ingiusto peccato"
T'ho amato,
caro e ingiusto peccato.
Ho cercato di renderti santo.
E' per questo che ho pianto.
Giovanni Testori, Per sempre, 1970
martedì 7 ottobre 2014
Dio infatti non si stanca mai di perdonare al peccatore che si converte, e non si stanca di dargli sempre di nuovo una possibilità. Questa misericordia non significa giustificazione del peccato, ma giustificazione del peccatore però nella misura in cui si converte e si propone di non peccare più.
dalla "Relatio ante discptationem" del relatore generale, Card. Péter erdo, 6-10-2014.
dalla "Relatio ante discptationem" del relatore generale, Card. Péter erdo, 6-10-2014.
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